SLOW STREET #1: ANATOMIA DELL’INDIFFERENZA

L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
(Antonio Gramsci, in La città futura, 1917)

ʺANATOMIA DELL’INDIFFERENZAʺ nasce proprio come portfolio che si inserisce all’interno della serie di progetti tematici di ʺSLOW STREETʺ ai quali mi sto dedicando in questa fase del mio percorso intellettuale e creativo. In questo portfolio fotografico sono voluto tornare a parlare di una delle ʺderiveʺ di questa epoca contemporanea, l’ʺindifferenzaʺ. Lasciando dietro di sé la visione dell’indifferenza come malattia psicologica, il portfolio fotografico ʺANATOMIA DELL’INDIFFERENZAʺ devia dagli usuali sentieri d’indagine per risalire alle spalle dell’indifferenza. In particolare, attraverso un’approfondita ricognizione nel mondo dei ʺNON-LUOGHIʺ, così come ampiamente analizzati da Marc Auge, in quanto amplificatori in-naturali di quel momentaneo non-sentire che è l’indifferenza. Come ci insegna Bauman «Nella modernità liquida il tempo non è né ciclico né lineare, come normalmente era nelle altre società della storia moderna e premoderna, ma invece ʺpuntillisticoʺ, ossia frammentato in una moltitudine di particelle separate, ciascuna ridotta ad un punto» (Z. Bauman, Liquid modernity, 1999). Viviamo in un perpetuo e trafelato presente, in cui tutto è affidato all’esperienza del momento, e in cui la perdita di senso del tempo si accompagna allo svuotamento dei criteri di rilevanza che fanno distinguere l’essenziale dal superfluo, il durevole dall’effimero. Ne risente l’identità che, costruita faticosamente ieri su un progetto di vita, oggi può o deve essere disarticolata e riassemblata in nuove forme per potersi continuamente riadattare ad un presente sempre in via di mutamento: condannati, insomma, alla ʺtirannia dell’istanteʺ. Si vive in un perpetuo e trafelato presente, in cui tutto è affidato all’esperienza del momento. In cui la perdita di senso si accompagna allo svuotamento di quei criteri che fanno distinguere l’essenziale dal superfluo, il durevole dall’effimero, fino ad arrivare ad una innaturale indifferenza prima verso i propri valori esistenziali e poi verso l’altro.